Fotovoltaico per aziende: autoconsumo vs investimento

Sempre più imprese oggi guardano al fotovoltaico come fonte di energia pulita per ridurre costi ed emissioni, invogliate anche dai forti incentivi statali.

Gli impianti fotovoltaici sono lo strumento meno invasivo e più scalabile per ridurre il peso della propria bolletta sfruttando l’uso locale dell’energia solare.

Ma quali possibilità strutturate può adottare un’azienda?
Le strategie fondamentali sono due:
  • l’autoconsumo fotovoltaico dove l’energia prodotta viene usata direttamente in loco
  • il modello “da investimento” dove l’energia viene interamente immessa in rete in cambio di ricavi.

01. Similitudini e contesto energetico

Entrambe le configurazioni possono sembrare quasi identiche:

  • Tecnologia: entrambi usano la stessa architettura di base formata da pannelli fotovoltaici, inverter e connessione alla rete.
  • Obiettivi: in entrambe le soluzioni l’azienda punta a trarre valore economico dall’impianto, contribuendo al risparmio energetico e all’indipendenza energetica.
  • Valori: entrambi i modelli favoriscono la sostenibilità energetica aziendale e rispondono a una transizione verso investimenti in energie rinnovabili.

Inoltre, grazie alle configurazioni normative più recenti (ad es. aggregati e comunità energetiche), è possibile combinare o condividere l’energia prodotta.

Ad esempio, nel caso dell’autoconsumo collettivo – come approfondiamo nell’articolo dedicato alle AUC – più aziende possono condividere l’energia prodotta da impianti vicini, massimizzando i benefici per tutti.

 

02. Architettura e componenti

L’impianto fotovoltaico di base comprende tipicamente i seguenti blocchi hardware:

  • Generatore fotovoltaico: l’insieme di moduli (pannelli) solari costituiti da celle semiconduttrici che catturano la radiazione solare e la trasformano in energia elettrica.
  • Inverter: converte la corrente continua prodotta dai moduli in corrente alternata (adatta agli usi domestici e industriali); la scelta dell’inverter è fondamentale per l’efficienza complessiva.
  • Quadri elettrici e contatori: gestiscono i collegamenti elettrici e permettono di monitorare produzione e consumo.
  • Sistema di accumulo (opzionale): batterie che immagazzinano l’energia non immediatamente consumata.

Come riportato anche da qualenergia, i sistemi di accumulo usati nell’autoconsumo permettono di incrementare la percentuale di energia auto-utilizzata fino all’80% circa (rispetto al ~30% senza batterie). Ciò riduce al minimo il prelievo notturno o nelle ore di scarsa produzione.

In un impianto fotovoltaico da investimento, invece, si tende a non prevedere batterie, perché tutto il surplus viene venduto subito.

    03. Vantaggi e criticità dell’autoconsumo fotovoltaico

    Il beneficio che salta subito all’occhio è il risparmio immediato in bolletta: l’energia prodotta e auto-consumata viene pagata zero, ogni kWh consumato localmente riduce direttamente i costi energetici. Questo aumenta considerevolmente l’indipendenza energetica dell’azienda soprattutto quando in molti settori produttivi, industriali e manifatturieri, il consumo energetico è principalmente di giorno coincidendo con la produzione di energia solare senza l’obbligo di sistemi di accumulo.

    D’altro canto, l’impiego di batterie può far salire la quota di autoconsumo fino all’80% della produzione massimizzando il valore dell’energia da fotovoltaico, andando a compensare la variabilità della produzione solare dovuta alla stagionalità che rischia di far perdere il 70% dell’energia se non immediatamente consumato. Questo però comporta un investimento di capitale iniziale importante unito al costo di impianto e delle infrastrutture.

    Dal punto di vista normativo ed economico, l’autoconsumo permette di usufruire di incentivi fotovoltaico con iter burocratici specifici da seguire (es. detrazione fiscale del 50% come Ecobonus) e di compensazioni (il vecchio scambio sul posto) che abbassano ulteriormente il costo finale dell’energia. Il tutto necessità competenze di manutenzione e monitoraggio per le quali rimandiamo alla lettura di come i sistemi di monitoraggio stanno ottimizzando l’efficienza energetica.

      04. Vantaggi e criticità dell’investimento per vendita

      L’investimento è il modello che punta ad un guadagno immediato monetizzando l’energia prodotta. Grazie al Ritiro Dedicato del GSE (che dal 2025 sostituisce lo scambio sul posto), tutta l’energia immessa in rete viene acquistata a prezzi di mercato o a prezzi minimi garantiti.

      L’immediatezza e semplicità d’intervento per il fotovoltaico industriale portano come compromesso il basso prezzo di vendita dell’energia: oggi il prezzo medio di mercato è dell’ordine di 4-5 centesimi di euro per kWh, pertanto la sola cessione di energia conviene solo se l’impianto è grande (sopra i 50 kW) e i costi di investimento sono proporzionati. 

      Tutto ciò si va a sommare alla dipendenza dalle regole di mercato, modifiche normative, maggiore complessità amministrativa e adempimenti di dichiarazione dei ricavi da vendita elettrica.

      Nonostante ciò, rimane un’opzione valida: ad esempio, per molte imprese agricole o industriali con tetti ampi e consumi relativamente bassi o scalabili, vendere l’eccedenza può portare a un flusso di cassa stabile.

      Il Ritiro Dedicato del GSE è pensato per fornire prezzi basati sul mercato (zonalità orarie) e offrire prezzi minimi. Inoltre, le normative italiane continuano a prevedere incentivi e agevolazioni per la produzione da rinnovabili (certificati verdi, FER) rendendo questo modello capace di trasformare l’energia solare in un vero investimento in energie rinnovabili.

      05. Autoconsumo vs investimento: quando conviene uno o l’altro

      La scelta tra autoconsumo e vendita dipende da vari fattori chiave:

      • Profilo di consumo: con un alto consumo diurno aziendale (tipico dell’industria manifatturiera o agricola), l’autoconsumo massimizza il risparmio. Al contrario, per aziende che producono più energia di quanta ne consumino (ad es. capannoni molto grandi poco utilizzati), vendere in rete può essere più redditizio.
      • Dimensioni dell’impianto: impianti di piccola taglia (<6 kW) raramente giustificano l’investimento per la vendita, perché i ricavi sarebbero minimi. Al contrario, grandi installazioni (decine o centinaia di kW) possono ammortizzare i costi grazie alle economie di scala e agli incentivi disponibili.
      • Obiettivi economici: chi vuole massimizzare la redditività immediata punta spesso all’investimento. Chi invece cerca di massimizzare l’indipendenza e minimizzare il costo dell’energia preferisce l’autoconsumo.
      • Budget e incentivi: la disponibilità di fondi e di agevolazioni (incentivi fiscali, bandi regionali, FER) può indirizzare la scelta. Spesso chi investe usufruisce di detrazioni fino al 50% e di contributi pubblici, rendendo più conveniente l’autoconsumo. Tuttavia esistono anche specifici incentivi alla produzione.
      • Contesto normativo: va considerata la complessità normativa. L’autoconsumo (anche diffuso) è oggi incentivato e semplificato con portali dedicati (GSE), mentre il meccanismo del Ritiro Dedicato richiede contratti specifici. 

      In definitiva non esiste un “migliore” in assoluto: conta dimensionare l’impianto sulle esigenze e valutare il mix più adatto.

      06. Analisi di fattibilità

      L’adozione del fotovoltaico aziendale richiede scelte consapevoli e su misura. L’autoconsumo fotovoltaico offre vantaggi immediati in termini di risparmio energetico e sostenibilità, mentre l’impianto da investimento può trasformarsi in un’attività redditizia di vendita di energia. 

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