Fotovoltaico e nuvolosità: quanto produce un impianto in inverno (e perché conviene comunque)

Uno dei dubbi più frequenti a chi si approccia al fotovoltaico è se in inverno funzioni davvero.

La percezione comune è che, con giornate più corte, cielo coperto e minore intensità luminosa, gli impianti non producano abbastanza da giustificare l’investimento.

La realtà è più sfumata: i dati tecnici mostrano che, anche in condizioni non ottimali, un impianto fotovoltaico continua a garantire convenienza economica e ambientale. Questo è possibile grazie all’evoluzione tecnologica dei moduli, alla diffusione dei sistemi di accumulo e al miglioramento delle soluzioni di monitoraggio e gestione intelligente dell’energia.

In questo approfondimento analizzeremo i dati tecnici sulla resa invernale, sfateremo i principali falsi miti, e mostreremo perché, nonostante la stagionalità, il fotovoltaico resta una scelta strategica per famiglie e aziende.

In questo articolo esploriamo similitudini, differenze, componenti e benefici strategici di entrambi i modelli.

Le tecnologie di oggi: più efficienti e più resilienti

Rispetto a dieci anni fa, la differenza è evidente. I moduli fotovoltaici attuali hanno:

  • Efficienze superiori al 22% nei modelli di ultima generazione;
  • Capacità di sfruttare anche la luce diffusa, quindi non solo quella diretta;
  • Un comportamento migliore in condizioni di bassa irradiazione.

Gli inverter moderni sono in grado di gestire anche piccoli livelli di tensione, ottimizzando la produzione anche quando la radiazione solare è scarsa. 

Gli eventuali scetticismi riguardo l’effettiva convenienza economica finiscono a scontrarsi contro il crollo esponenziale costante del prezzo per watt dei moduli fotovoltaici, come riportato anche da Our World In Data tramite i dati di IRENA del 2024:

Inoltre, l’abbinamento con i sistemi di accumulo consente di massimizzare l’autoconsumo: l’energia prodotta nelle ore di sole può essere immagazzinata e utilizzata la sera o in giornate particolarmente nuvolose.

Per approfondire la progettazione è disponibile la sezione dedicata all’impiantistica fotovoltaica.

Le variabili che influenzano la produzione

La resa di un impianto non dipende solo dalla stagionalità. Alcuni dei fattori principali sono:

  • Irraggiamento solare medio annuo: varia sensibilmente a seconda della geografia, un impianto fotovoltaico nel Nord Italia può avere differenze fino al 40% con uno identico in Sud Italia;
  • Orientamento e inclinazione: l’angolo ottimale in Italia è tra 25° e 35° verso Sud;
  • Ombreggiamenti: la presenza di alberi, antenne o edifici riduce la produzione, ma gli ottimizzatori di potenza minimizzano le perdite;
  • Temperatura esterna: il freddo aumenta l’efficienza dei pannelli solari in inverno; per ogni calo di 10 °C il rendimento fotovoltaico può migliorare del 4%;
  • Monitoraggio: un sistema di controllo consente di analizzare i flussi energetici e intervenire tempestivamente (sistemi di monitoraggio).

Secondo i dati GSE, un impianto in Lombardia con potenza di 6 kW produce mediamente 6.200 kWh/anno, mentre un impianto identico in Sicilia supera gli 8.000 kWh/anno. Ciò dimostra che anche nelle regioni risaputamente meno soleggiate la produzione resta più che significativa.

Falsi miti da sfatare

Sembra controintuitivo ma ci sono dei vantaggi per il fotovoltaico in inverno. Spesso la maggior parte delle motivazioni di chi è reticente all’approccio al fotovoltaico si basa su ipotesi, dettate sì generalmente dal buon senso, ma che non tiene conto degli studi tecnici che ne derivano:

  • I pannelli producono solo con il sole diretto.
    NO: la luce solare non è solo quella diretta. Una componente importante di quella che arriva a noi deriva dalle continue riflessioni attraverso gli agenti atmosferici ed è chiamata luce diffusa. Essa garantisce la produzione dei pannelli fotovoltaici con cielo nuvoloso e si può raggiungere anche il 60% della resa di una giornata serena.ù

  • Il freddo riduce il rendimento.
    NO: i pannelli fotovoltaici soffrono più il caldo che il freddo. Le temperature più basse anzi aumentano l’efficienza fotovoltaica di conversione: la temperatura ottimale resta tra i 20 – 25°C. Ma se per ogni 10° sopra questa soglia il modulo perde fino al 4% di efficienza, al contrario ogni discesa di 10° comporta una perdita sotto lo 0,05%.

  • L’estate è la stagione migliore.
    NO: il picco di produttività si registra in primavera, quando giornate lunghe, luminosità e le temperature moderate consentono prestazioni ottimali. Alcuni paesi caratterizzati da climi più caldi, come la Spagna, i dati provenienti dagli impianti monitorati mostrano che i pannelli solari funzionano meglio nei mesi di gennaio e febbraio. Tuttavia, il maggior numero di ore di luce disponibili in estate portano a una produzione complessiva di energia solare più elevata in questa stagione.

Dati alla mano

Di seguito riportiamo un’elaborazione di confronto basato sui dati dell’ultimo report: GSE – Solare Fotovoltaico – Rapporto Statistico 2023 disponibile sul portale del GSE.

Potenza impianto Produzione media invernale (kWh/mese) Produzione media estiva (kWh/mese) Produzione annua stimata (kWh)
3 kW 100 – 300 350 – 450 3.600 – 4.000
6 kW 198 – 585 700 – 900 6.200 – 7.000
10 kW 350 – 1.000 1.100 – 1.500 11.000 – 12.500

 

Questi valori dimostrano che anche in inverno un impianto contribuisce a coprire una quota significativa dei consumi energetici, soprattutto se abbinato a sistemi di accumulo fotovoltaico.

Perché conviene comunque

Il fotovoltaico resta un investimento conveniente per diversi motivi:

  • Riduzione della bolletta: anche in inverno, la produzione copre parte dei consumi e riduce la dipendenza dalla rete;
  • Stabilità dei costi: autoprodurre energia mette al riparo da oscillazioni dei prezzi;
  • Incentivi: bonus fiscali, tariffe di autoconsumo e contributi locali rendono l’investimento ancora più sostenibile;
  • Valorizzazione immobiliare: un edificio con impianto fotovoltaico ha un valore di mercato più alto e una migliore classe energetica.

La vera chiave è ridimensionare l’importanza della produzione mensile e guardare al bilancio annuale: se in inverno la produzione dell’impianto fotovoltaico è certamente minore, nei mesi primaverili ed estivi l’impianto compensa ampiamente, garantendo un ritorno economico stabile e duraturo.

Conclusioni

Il fotovoltaico in inverno non si ferma. Le oscillazioni stagionali sono naturali, fattore comune alla maggior parte delle fonti di energia rinnovabile; ma con la giusta progettazione, un corretto dimensionamento, l’integrazione di sistemi di accumulo e un monitoraggio avanzato, la convenienza e il relativo risparmio energetico restano evidenti.

Che si tratti di un condominio, di un’azienda agricola o di una PMI manifatturiera, l’impianto fotovoltaico rappresenta una soluzione affidabile per ridurre i costi energetici e contribuire alla transizione ecologica.

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